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Abruzzo: il Fascino Unico dei suoi Borghi Fantasma




I borghi abbandonati hanno la capacità di fermare il tempo. Nemmeno l’incuria colpevole dell’uomo, o la più violenta tempesta, possono mutare la storia che essi custodiscono.

L’Abruzzo, oltre ai vari borghi annoverati tra i borghi più belli d’Italia, custodisce anche alcuni borghi ‘fantasma’.


Eccone alcuni:

Il borgo medievale di Gessopalena

A fare da sfondo a ciò che resta di un luogo dove un tempo scorreva la vita, le cime della Maiella e le colline della provincia chietina.

Il borgo fantasma di Gessopalena è una delle tappe più affascinanti di un viaggio on the road in terra abruzzese e oggi vogliamo raccontarvi la sua storia e le emozioni che ci ha trasmesso.

Le origini di Gessopalena sono antiche e da ricondurre all’anno mille, quando buona parte della popolazione, che vive sparsa nel territorio, converge verso luoghi meno esposti ai pericoli.

Il nuovo insediamento si sviluppa sulla sommità di una rupe gessosa, dove vengono costruite case scavando nella roccia.

Nella scelta del nome risultano determinanti la vicinanza geografica con Palena, borgo colonizzato dai Longobardi e ben sviluppato nelle vicinanze del fiume Aventino, e la principale risorsa del borgo: il gesso.

L’estrazione e lavorazione del gesso ha infatti sempre rappresentato la principale attività di Gessopalena e ancora oggi è possibile ammirare le antiche fornaci.

C’era però chi chiamava l’insediamento con un altro nome, ben più poetico: Preta Lucente. La roccia che contraddistingue le case, le scalinate e forse le mura del castello di Gessopalena contiene cristalli che brillano al sole.

Da qui l’affettuoso appellativo con cui gli abitanti erano soliti chiamare il proprio borgo.

Lo sviluppo del borgo nel Medioevo: l’importanza dei Benedettini

Gessopalena fu per lungo tempo sotto l’influenza dei monaci Benedettini di Montecassino e grazie a questo sorsero diversi luoghi di culto: verso la fine del Medioevo se ne contano ben cinque.

Della Chiesa di Sant’Egidio, che si presume sia risalente proprio a quell’epoca, oggi restano soltanto le rovine, pur di grande effetto.

In questa fase di sviluppo del borgo aprono botteghe artigiane e frantoi: gli spazi che ospitavano queste attività si possono vedere ancora oggi, visitando l’area archeologica e museale a cielo aperto di Gessopalena.


La triste sorte di Gessopalena durante la Seconda Guerra Mondiale

La magnifica posizione di Gessopalena, sulle colline fra i fiumi Sangro e Aventino, si rivelò una lama a doppio taglio durante la Seconda Guerra Mondiale.

In quel contesto storico, il borgo si trovava sulla linea di confine tra la costa e gli altopiani del territorio dell’Aquila, dove avevano sede i quartieri generali delle truppe tedesche.

Nell’ottobre del 1943 i tedeschi arrivarono a Gessopalena e iniziarono saccheggi e soprusi, interrotti soltanto per poco tempo a seguito dell’esplosione della strada che collegava Gessopalena con Torricella Peligna.

Successivamente i tedeschi tornano in paese e, dopo aver comunicato al podestà di far sgomberare il paese, al grido di “Gessopalena kaput!”, la notte tra il 4 e il 5 dicembre 1943 fecero saltare in aria buona parte dell’insediamento.

Quella notte poche persone erano ancora presenti nel borgo, chi per cercare di recuperare le poche cose che aveva, chi perché non voleva abbandonarlo. Morirono tutti, per via delle esplosioni o schiacciati dalle macerie.


Il triste destino di Gessopalena contribuì a cementare il gruppo della Brigata Maiella, una formazione di circa un centinaio di partigiani guidati da Domenico ed Ettore Troilo.

La Brigata Maiella guidò gli Alleati nella liberazione d’Abruzzo, tra gli impervi sentieri delle montagne chietine, diventando l’unica formazione partigiana ad essere decorata con la medaglia d’oro al valor militare alla bandiera.

Allo stesso modo, nel 2005 l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, conferì al Comune di Gessopalena la Medaglia d’oro al Merito Civile.


Quel che resta di Gessopalena Vecchia: la visita al borgo fantasma

Paese simbolo della Resistenza, il borgo fantasma di Gessopalena è stato messo in sicurezza ed oggi ospita un museo all’aperto visitabile da tutti gratuitamente.

Il legame con la Brigata Maiella è ancora oggi consolidato: il borgo è stato scelto come sede amministrativa dell’attuale corpo volontari, che promuove eventi di carattere storico culturale, per non dimenticare ciò che successe in questa zona d’Abruzzo durante la Seconda Guerra Mondiale.

Le abitazioni, le botteghe e gli edifici di culto danneggiati dalle mine tedesche non sono stati ricostruiti ex-novo, ma la maggior parte di questi è stata messa in sicurezza ed è possibile ammirare i vari ambienti, compresi quelli scavati nella roccia, in completa libertà.

Si respira un’atmosfera d’altri tempi e, se avrete la fortuna di visitare il borgo fantasma di Gessopalena in solitudine, nel silenzio che circonda le mura del borgo saprete cogliere la magia di uno dei luoghi più affascinanti d’Abruzzo.

Nel punto in cui Gessopalena abbraccia le cime della Maiella, si erge il Monumento alla Resistenza, dedicato agli uomini e alle donne che, durante la Seconda Guerra Mondiale, agirono per liberare la loro terra dal nemico nazifascista.


San Pietro della Lenca (AQ) , paese disabitato


San Pietro della Ienca è un piccolo borgo in provincia di L'Aquila, molto vicino ai due paesi di Assergi e Camarda, lungo la Strada Provinciale del Vasto. E' adagiato sulla vetta di un colle ad un'altitudine di oltre 1100 metri, davanti le maestose vette del Gran Sasso, che sembra proteggerlo con la sua grandiosità mozzafiato.

Il paese si compone di pochissime abitazioni in pietra, un tempo antiche dimore di pastori che pascolavano il loro bestiame sui prati di alta quota, che circondano una bellissima chiesetta, anch'essa in pietra, denominata oramai la "Chiesetta del Papa".

Essa, infatti, spesse volte accolse Papa Wojtyla, che amava pregare tra queste montagne e, proprio per questo, è stata consacrata Santuario ufficiale di Giovanni Paolo II.

Il borgo, del resto, è famoso per la presenza di un altro luogo sacro: l'eremo di San Franco, dal quale nasce l'acqua che sgorga dal fontanile di San Pietro della Ienca, la cui sorgente, secondo la tradizione popolare, fu opera miracolosa di San Franco e sembra avere il potere di guarire dalle malattie cutanee.


Il villaggio di San Pietro della Ienca, che sorge intorno all’omonima chiesetta medioevale, è quello stesso che risulta variamente specificato come “della Jenca” oppure Jenga, Genca o Genga. Il Diploma che l’Imperatore Ottone emanò (nel 956 dopo Cristo) da Aveia, dove si trovava in visita, cita la zona limitrofa al comprensorio in cui sorge San Pietro della Ienca, che però non viene menzionato. In realtà, anche alla luce di altri documenti probanti, sussistono ottime ragioni per protendere verso l’ipotesi dell’esistenza, già nel 1178, dell’insediamento di San Pietro.



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